giovedì 30 marzo 2017


(Pubblicato giovedì 16 giugno 2016)

l'8 giugno in Commissione Industria al Senato è accaduta una cosa GRAVISSIMA !!!!!!!
E' stato approvato, con il consenso del Governo, un emendamento (n. 52.0.46 – testo 3) al disegno di legge sulla concorrenza ed il mercato che TRASFORMA IN MERCE I BENICULTURALI ITALIANI.

ITALIA NOSTRA tramite questa lettera del suo presidente nazionale, Marco Parini, SI OPPONE FERMAMENTE a tutto questo e DENUNCIA l'operato di questo GOVERNO !!!!!
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 Roma 13 giugno 2016
Ai Senatori della Repubblica
e p.c. ai soci di Italia Nostra
Egregi Senatori,
l’8 giugno in Commissione Industria al Senato è stato approvato, con il consenso del Governo, un emendamento (n. 52.0.46 – testo 3) al disegno di legge sulla concorrenza ed il mercato che trasforma in merce i beni culturali italiani.
A prescindere dall’entità del valore (13.500 euro), la norma è inaccettabile per un principio di cultura, che il nostro Paese difese fin dalla sua Costituzione (art. 9, Comma II°) e dalla creazione del mercato unico europeo. Dal Trattato di Roma in poi la normativa europea ha riconosciuto che i beni culturali non sono equiparabili a merci ed ogni grande Paese europeo, come la Francia o l’Inghilterra, proibisce la spoliazione incontrollata del proprio patrimonio culturale a prescindere da soglie di valore economico.
Se la norma dovesse passare non solo sarebbero immediatamente esportabili all’estero opere come quelle di Boccioni, Carrà, Sironi, senza limite di prezzo in quanto la norma porta a da 50 a 70 anni il termine della libera esportabilità, ma se ne andrebbe all’estero senza il controllo dell’Ufficio esportazioni del Ministero dei Beni culturali gran parte del patrimonio culturale diffuso del nostro Paese.
Pensiamo agli arredi delle chiese, ai disegni, agli argenti antichi, ai mobili antichi di pregio, per questi beni basterà un’autodichiarazione del proprietario che l’opera non supera il valore di 13.500 euro (calcolati su opinabili prezzi d’asta) per vederli definitivamente esportare all’estero, senza nessuna valutazione da parte della Soprintendenza.
Con l’approvazione di tale emendamento si sovvertirebbe la natura storico-artistica ed identitaria del bene culturale che si trasformerebbe in merce classificata secondo un parametro meramente valoriale suscettibile, accolto il principio, di progressiva modifica.
La strada, invece, per Italia Nostra è un’altra. Occorre accelerare l’assunzione dei 500 funzionari dei beni culturali annunciata dal Ministro Franceschini e potenziare le Soprintendenze e l’Ufficio esportazione delle opere d’arte, aumentando così la loro efficienza e diminuendo i tempi autorizzativi.
Si può fare, si deve fare, senza approvare una norma che segnerebbe definitivamente l’arretramento culturale del nostro Paese privandolo di quello che Cesare Pavese definiva “il senso vitale del suo passato”.
Il Presidente nazionale
 

Marco Parini


LETTERA APERTA AL SINDACO DI BOLOGNA

(Pubblicato sabato 7 novembre 2015)


Egregio Signor Sindaco,
da tempo l’Amministrazione comunale ha intrapreso un’intensa campagna di interventi nella città storica comprendenti mobilità, pedonalizzazione e conseguente arredo urbano. Sfugge però come tali interventi, riguardanti il nucleo più identitario di Bologna nel suo rapporto con il circondario, si inseriscano in un progetto di lungo periodo. In una prospettiva di città metropolitana occorre infatti avere le idee chiare su ciò che dovrà essere Bologna nei prossimi decenni e avviare al contempo scelte graduali ma conseguenti.
Il fatto è che negli ultimi anni l’Amministrazione si è limitata a provvedimenti di emergenza dettati dalle esigenze predominanti del traffico veicolare, senza affrontare in modo deciso un diverso e più duttile modello di mobilità cittadina che preveda il passaggio dei grandi mezzi pubblici sui viali di circonvallazione e sui rettilinei ottocenteschi e l’alleggerimento dei flussi veicolari nelle vie del centro, come proposto da varie associazioni e anche da Italia Nostra

La carenza di progettazione sulla città antica - e insieme necessariamente moderna - è inversamente proporzionale all’ipertrofica progettazione del cosiddetto arredo urbano, consistente nell’inserimento indiscriminato e uniforme di oggetti (panchine, cassoni, alberelli, cubi ecc.) e nella risistemazione di piazze e slarghi secondo disegni che sembrano non tener conto della specificità dei contesti ormai storicizzati: prima piazza Minghetti, con l’alterazione del giardino di origine ottocentesca, ed ora i progettati interventi di piazza Malpighi, San Francesco e Aldrovandi.
L’esempio più attuale e clamoroso è costituito dalla selva serrata di fittoni bianchi ai piedi delle Due Torri, determinata dal tracciato del futuro Crealis destinato a transitare attraverso il centro storico della città (e non, come è stato detto, per dare spazio ad una pedonalizzazione più ampia). 
Mentre si delimita una corsia per un mezzo pesante che non lascia varchi per le emergenze, si interviene sulla storica configurazione di piazza Ravegnana e del “trebbo” della Mercanzia, occultando parzialmente il ventaglio di strade che ne dipartono.

Italia Nostra ribadisce che l’arredo più autentico e genuino già esiste, ed è formato dalle quinte prospettiche, dai colori delle facciate, dalla nobiltà dei materiali usati per le tessiture pavimentali delle strade (clamorosamente distrutte quelle di via Rizzoli e via Ugo Bassi), dal parco uso di elementi accessori per la sosta: tutti elementi da rispettare nel costante impegno di una manutenzione della città da cui cancellare superfetazioni e inserimenti impropri. 
È tempo, Signor Sindaco, di provvedere a un nuovo piano per la città storica, come fecero i Suoi illuminati predecessori che anticiparono il futuro di Bologna salvaguardando la sua storica identità.
Non è questione di gusto, ma di qualità e di rispetto delle normative in merito che già esistono. È il caso di citare il documento conclusivo che la Commissione “Qualità Urbana” del Settore Lavori Pubblici emanò nel 1999, col titolo “Bologna più bella. Manuale per la città” (approvato in Giunta il 27/04/1999. P.G. 57952/1999), che fissava criteri qualitativi e standard tecnici per gli elementi di arredo e apparecchiature di servizio nell’ambiente urbano.

A questo proposito, per le ragioni addotte, riteniamo che la spesa sostenuta per questi lavori denominati dall’Amministrazione di “abbellimento” sia sproporzionata, se non inutile e addirittura dannosa. 
Basti ricordare il caso della nuova Piazza San Francesco dove, per quanto si legge nel rendering, si prevede l’inserimento di quinte alberate assolutamente improprie e soprattutto l’eliminazione dell’attuale pregiato pavimento di cubetti in porfido, in ottimo stato di conservazione, per sostituirlo con un pavimento di diverso disegno, con una spesa valutabile di varie centinaia di migliaia di euro. E ciò a fronte della chiamata all’impegno finanziario dei cittadini per far rivivere la fontana del Nettuno, quello sì magnifico arredo storico della città, lasciato all’assalto quotidiano dei frequentatori della piazza e senza manutenzione per decenni.

Il 15 ottobre scorso, all'incontro sul tema "Nuovi mostri a Bologna: dibattito pubblico sull’arredo urbano", la sala concessaci dal Quartiere San Vitale era gremita di cittadini, a conferma di quanto essi siano sensibili all'argomento dell'arredo urbano e alla conservazione della bellezza storica del centro negli interventi urbanistici. 

Anche alla luce di ciò, in attesa di poterLa incontrare unitamente alle altre associazioni e comitati cittadini, Le chiediamo quanto segue:
- rimozione degli interventi incongrui su vie e piazze ( parallelepipedi, sedute, fittoni, alberelli);
- maggiore attenzione agli interventi che possono rivelarsi occasione di degrado (fontana a raso in Piazza Aldrovandi);
- ripensamento delle modalità di intervento per i progetti futuri;
- maggiore coordinamento con gli organi di tutela ministeriali;
- maggiore confronto e apertura al dialogo con i cittadini su temi che interessano tutta la città.

Date le fragilità riscontrate nella più ampia carenza di una visione unitaria della città storica, si richiede poi l’immediato ripristino dell’Ufficio Centro Storico adeguato alle problematiche e necessità attuali, che, valorizzando l’esperienza dell’Ufficio negli anni ‘70/’99, costituisca uno strumento di verifica e di progettualità qualificata e un valido interlocutore nei rapporti con la città.

Italia Nostra, unitamente alle sottoscritte Associazioni e Comitati, Le richiede un incontro, lasciando a Lei, Signor Sindaco, valutare l’opportunità di coinvolgere i tecnici progettisti ai fini di maggiore concretezza di discussione.

Italia Nostra  - Sezione di Bologna
Comitato per Bologna Storico Artistica
Associazione Dimore storiche Italiane
Comitato via Broccaindosso
Comitato via Capo di Lucca
Comitato “i Borghigiani”
Cittadini di via Torleone
UNA SELVA FALLICA IN PIAZZA RAVEGNANA
(Pubblicato martedì 1 settembre 2015)



UNA SELVA FALLICA IN PIAZZA RAVEGNANA


Le sorprese agostane, ritornati in città non finiscono mai. Si pensava che panchine e alberelli posizionati nelle piazze del centro avessero colmato la sete di arredi urbani del Comune di Bologna, ma la realtà questa volta supera la fantasia. Se una settimana fa il “cantierone” intorno alle Due Torri esibiva alcuni fittoni piantati di fronte al Palazzo degli Strazzaroli, in pochi giorni l’area si è mutata in una vera e propria selva fallica di contorno alle torri su di un duplice tracciato. Il risultato di tale inutile quanto invasiva proliferazione di cilindri, che altro non fanno se non delimitare gli spazi pedonali da quelli per la viabilità su ruote, appare grottesco. Risaliamo così al progetto originario, datato 2013, su cui evidentemente non avevamo prestato la dovuta attenzione: il rendering mostrava infatti una fitta puntinatura in bianco intorno alle torri, lungo l’asse dell’adiacente via San Vitale, su via Castiglione fino al Palazzo della Mercanzia, che altro non era se non la rappresentazione in pianta degli orridi fittoni. Basta contare i puntini sulla carta e si vedrà che non solo corrispondono a quelli già eretti, ma che il completamento del progetto vedrà la messa in opera di un centinaio di fittoni.

L’appesantimento dei circuiti stride con la funzionalità stessa di tali strumenti segnalatori o dissuasori che siano, l’invasività è evidente, imbarazzante persino, in un gorgo di bianchi cilindri che fanno sembrare Piazza Ravegnana una enorme dentatura di squalo pronta ad inghiottire i passanti. Le torri e i monumenti adiacenti verranno sopraffatti dagli orrendi fittoni e dalle innumerevoli sedute presenti nel progetto che in breve diventeranno campo d’azione per la fantasia di vandali e imbrattatori. Inoltre l’accesso a via Zamboni e a via Santo Stefano è definitivamente interdetto e non vi sono varchi per mezzi di soccorso, vigili del fuoco e manutenzione. Ci si domanda come tutto ciò abbia potuto avere l’assenso della Soprintendenza competente e perché gli uffici comunali non abbiano avuto il benché minimo ritegno nell’avallare un intervento che incide tanto pesantemente sulle forme della città storica. Per delimitare gli spazi sono sufficienti pochi elementi dissuasori, tanto più in un’area tanto densa di presenze architettoniche nel cuore stesso della città.

Chiediamo di rimuovere un tale scempio, avvilente quanto costoso, dall’intera zona fino al Palazzo della Mercanzia predisponendo una diversa soluzione che riconsegni respiro e dignità ai monumenti.


“Italia Nostra” - sezione di Bologna
“Comitato per Bologna Storico Artistica”
“Società di Santa Cecilia - Amici della Pinacoteca di Bologna”

Germana Aprato-Daniele Benati-Jadranka Bentini-Felicia Bottino-Paola Cascella-Pier Luigi Cervellati-Carlo De Angelis-Giovanna Degli Esposti-Andrea Emiliani -Fabia Farneti-Elisa Franzoni-Carlo Ginzburg-Maria Pia Guermandi-Anna Maria Matteucci -Luca Moggi-Raffaele Milani-Paolo Pupillo-Eugenio Riccòmini-Elisabetta Sambo-Daniela Scaglietti Kelescian-Lucilla Scaglietti Marchetti-Maria Pace Marzocchi-Davide Stanzani-Maria Cecilia Ugolini-Maurizio Vicinelli-Giulio Volpe
ITALIA NOSTRA A FIANCO DELLE SOPRINTENDENZE CONTRO LA STRISCIANTE PRIVATIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI

(Sabato 14 giugno 2014)



Bologna, 13 giugno 2014

 ITALIA NOSTRA a fianco delle Soprintendenze contro la strisciante privatizzazione dei beni culturali

Com'era prevedibile, il successo di pubblico della mostra dedicata alla Ragazza con l'orecchino di Vermeer comincia a mostrare, attraverso il dibattito che ne è seguito, i suoi frutti avvelenati. Se è comprensibile la richiesta da parte delle associazioni di categoria (commercianti, albergatori...) di puntare su analoghe iniziative per sostenere una città che non ha mai voluto assecondare la propria vocazione turistica e che sta per giunta per perdere le manifestazioni fieristiche su cui aveva finora potuto contare, assai più grave è che l'Istituzione Musei invochi una privatizzazione di quel patrimonio culturale sul quale Bologna deve viceversa esercitare la propria sovranità, in quanto segno della propria storia e della propria identità culturale. Prima il bando comunale, che mira ad esternalizzare non solo i servizi dei musei ma anche la loro gestione, poi le dichiarazioni del Presidente dell'Istituzione, Lorenzo Sassoli de Bianchi, che invoca la necessità di disporre dei nostri beni culturali e, rilanciando il termine "petrolio" che c'illudevamo fosse ormai passato di moda, se la prende con gli "intralci burocratici" che proverrebbero dagli organi ministeriali preposti alla loro tutela, sono due facce di uno stesso atteggiamento che non può che destare vivissima preoccupazione. Consapevole che la tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione è viceversa un obbligo sancito dall'art. 9 della Costituzione, Italia Nostra è a fianco delle Soprintendenze, di cui in altre occasioni ha stigmatizzato semmai la timidezza nell'esercitare i propri compiti istituzionali. Conservazione e valorizzazione non sono certo in contraddizione tra loro, ma solo sulla base di un'adeguata tutela può essere avviata una corretta politica di valorizzazione.

                                                                                                       Daniele Benati
                                                                                                          Presidente
                                                                                         Italia Nostra - Sez. di Bologna

domenica 3 marzo 2013

LA "NUOVA" PIAZZA MINGHETTI



ASSEMBLEA SOCI 2013 - RELAZIONE PRESIDENTE- ALTRE RELAZIONI

RELAZIONE DEL PRESIDENTE USCENTE - DANIELE BENATI

Avete ricevuto la lettera in cui Giovanna Faccioli, nella sua funzione di Segretario, ha sintetizzato l'attività svolta quest'anno dalla nostra associazione. Un'attività che ha potuto aver luogo grazie al contributo disinteressato di tutto il Consiglio Direttivo, attualmente in scadenza e che ringrazio per primi nelle persone dei due vice-presidenti: l'infaticabile Germana Aprato, che pur non potendo essere presente ha voluto anche in questa occasione aiutarmi con un promemoria al quale ho attinto per questa relazione, e Raffaele Milani, di cui ricordo la sempre intelligente vicinanza, di recente espressa anche attraverso il magnifico discorso pronunciato in occasione della cerimonia di conferimento dei premi di Italia Nostra, che si è tenuta il 23 ottobre scorso.


Da quella cerimonia, che si è svolta alla presenza del Presidente nazionale avv. Marco Parini, voglio partire per queste considerazioni che integrano l'elenco di attività che vi è stato inviato. Si è trattato di una festa, celebrata nei nomi di alcune figure che sono particolarmente care alla nostra sezione (Francesco Arcangeli, Stefano Bottari, Guido Bacchelli), che ha ricoperto a mio avviso una particolare importanza: intanto perché riprendeva una consuetudine da tempo sospesa (e in questo senso è stata determinante la sollecitazione a riprenderla che ci è stata pressantemente rivolta dal sempre vulcanico Adriano Fiore) e poi perché le personalità premiate (Maurizio Bottarelli, Tito Gotti e Gerardo Veronesi), distintesi in campi molti diversi tra loro, sono servite a ricordare come l'impegno della nostra associazione si riconosca in un valore aggiunto, di amore e dedizione per la nostra città, che va al di là dell'impegno professionale.

Ora voi Soci voterete per il rinnovo del Consiglio. Seppure non tutti saranno rieletti, credo che ai Consiglieri uscenti vada la nostra gratitudine proprio per quel di più che essi hanno voluto concedere, strappandolo agli impegni delle loro professioni, per impegnarsi a difesa dei valori proposti della nostra associazione, che sono quelli contenuti nell'articolo 9 della Costituzione, laddove si dice, con luminosa perentorietà, che “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Si tratta di valori che la Costituzione stabilisce come prioritari e che come tali dovrebbero essere intesi, nel momento in cui quanto è pervenuto fino a noi viene indicato come un patrimonio la cui integrità deve essere salvaguardata per le generazioni future. Il paesaggio e il patrimonio storico e artistico non sono cioè beni da mettere a reddito, da "valorizzare", come si sente troppo spesso dire, per trarne guadagno, ma in primo luogo da custodire in quanto su essi si basa la nostra identità e dunque la sovranità che la Repubblica ci assegna in quanto cittadini. Come ha scritto di recente Tomaso Montanari, "il patrimonio è come la scuola: è un potentissimo strumento di educazione alla cittadinanza e di innalzamento spirituale". Salvaguardarlo costituisce non solo un obbligo giuridico, sancito appunto dall'articolo 9 della nostra Costituzione, che altri paesi ci hanno copiato, ma anche un obbligo culturale e direi anzi morale.

Altri strumenti, come il più recente Codice dei Beni Culturali (2004), hanno specificato in cosa consiste tale patrimonio storico e artistico e come l'intero spazio in cui viviamo, in quanto segno di una cultura che si è potentemente espressa attraverso il lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto, vada salvaguardato. Tutto era già espresso nell'articolo 9; tuttavia la Carta sottoscritta al termine del "Convegno Nazionale per la Salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici", tenuto a Gubbio nel 1960, ha stabilito ad esempio i criteri d'intervento sulla città storica, da conservare nella sua integrità di volumi e di superfici, di edifici monumentali e di edifici più modesti ma ugualmente coerenti e dunque meritevoli della nostra attenzione.

Rileggevo di recente nel libro di uno dei padri fondatori di Italia Nostra, Giorgio Bassani, l'immagine bellissima delle strade di Bologna fiancheggiate dai portici come navate di una cattedrale: un'immagine di straordinaria pregnanza che è stata rilanciata anche di recente. A ribadire quel senso di continuità che, in una città storica, lega edifici d'interesse monumentale ad altri più modesti ma pur sempre decorosi, a Bologna interviene di fatto il portico con le infinite varianti della sua struttura, pur afferente a un unico modello. L'immagine della strada bolognese come un edificio sacro a tre navate, porticate quelle laterali e coperta dal cielo quella centrale, è davvero straordinaria, anche perché finisce coll'assimilare una soluzione propria all'architettura abitativa, feriale e quotidiana, a una struttura monumentale di grande pregio, facendoci capire che entrambe vanno protette e tutelate. Mi sembra assai significativo che a una simile immagine, che in sé racchiude tutto il significato che annettiamo alla consapevole tutela dei centri storici, e in particolare di un centro storico come quello di Bologna, sia pervenuto uno scrittore che è stato allievo di Roberto Longhi, così come allievi di Roberto Longhi sono stati altri personaggi che hanno fatto parte della nostra associazione, da Francesco Arcangeli a Carlo Volpe a Anna Maria Matteucci. Lo dico perché come storico dell'arte anch'io mi sento tante volte ripetere: "beato lei che studia le cose belle!". Certo è vero: noi storici dell'arte siamo in qualche modo dei privilegiati; ma il nostro privilegio si deve anche trasformare in un impegno per far conoscere e difendere quanto di bello ci è stato consegnato dalla storia. E quelle poche righe di Bassani, tratte dal romanzo Gli occhiali d'oro, fanno capire come la storia dell'arte, anche se non praticata a livello professionale (Bassani abbracciò una carriera diversa), possa rimanere al fondo di una coscienza e dar luogo a una capacità di leggere ciò che ci sta d'attorno che deve poi tradursi in un impegno morale di tutela.

Al tema dei portici, costantemente al centro dell'attenzione anche dei media a causa della loro cattiva conservazione che ha portato persino ad alcuni crolli recenti, sarà dedicato il breve intervento di Anna Maria Matteucci, che, da storico dell'arte, ci aiuterà a mettere a fuoco il loro carattere così profondamente identitario per la nostra città. E posso annunciare fin d'ora che la nostra sezione, su segnalazione di Giovanni Losavio, si farà tramite di una donazione elargita da un privato per il restauro di un'arcata del portico di San Luca.

Ma veniamo alle azioni intraprese quest'anno e che, in qualità di Presidente ormai alla scadenza del mio mandato triennale, ho cercato di portare avanti con l'appoggio dei Consiglieri. Dopo aver avversato l'attraversamento della città storica da parte del Civis e del People Mover, due progetti che sembrano per il momento accantonati, e dopo aver sostenuto per prima la necessità di salvaguardare il centro più prezioso e più fragile della città chiudendolo al traffico pesante, la nostra sezione ha accettato ben volentieri, nella persona di Maurizio Vicinelli, di sedere con altre associazioni al tavolo promosso dall'attuale Amministrazione comunale sul progetto di pedonalizzazione, cui deve accompagnarsi la soluzione del problema della mobilità pubblica e privata. In proposito auspichiamo anzi che, risolti gli inevitabili problemi che ciò comporta e che sono comunque secondari rispetto alla salvaguardia della città storica, si passi in tempi brevi dalla fase della sperimentazione a quella delle scelte concrete e durature. In questo senso Italia Nostra ha da sempre sostenuto la necessità di articolare su due livelli il problema della mobilità pubblica nella città storica, limitando quella pesante all’anello dei viali di circonvallazione e integrandola con una leggera, affidata a navette a trazione elettrica, per l’attraversamento del centro. Solo in questo modo si potrà a nostro avviso ottenere una pedonalizzazione “intelligente”, rispettosa della fragilità della città storica e delle esigenze di quanti vi abitano. Fondamentale risulta poi, in questo quadro, la messa in sicurezza delle Torri, edificio-simbolo di Bologna tuttora utilizzato come spartitraffico.

Altrove ciò di cui si sente maggiormente la mancanza è un progetto davvero organico in cui le esigenze della città moderna siano confrontate con le ragioni della città storica. In tal senso un aspetto di particolare gravità, sul quale la sezione ha più volte richiamato l'attenzione, è emerso dai primi nefasti esiti dell’applicazione del nuovo Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE) e degli altri strumenti della pianificazione urbanistica comunale che gli si accompagnano, entrati in vigore nel 2009. Soppiantando i principi del “recupero urbano” che proprio a Bologna erano nati e da Bologna si erano diffusi, affermandosi come punto di riferimento in campo addirittura internazionale, il RUE ha specificato gli usi e i modi di intervento sul patrimonio edilizio esistente, classificando la maggior parte degli edifici del centro storico come di mero “interesse documentale, perché testimonianza del carattere stesso del paesaggio urbano”, e delegando quindi al singolo progettista la scelta della procedura d’intervento in termini di volta in volta di manutenzione ordinaria, straordinaria, di risanamento o di ristrutturazione. Nell’intento di snellire ed accelerare le procedure, tale nuova disciplina scavalca cioè la stessa Soprintendenza e gli altri organi ministeriali impegnati nella tutela del patrimonio storico.

Si è molto discusso, anche attraverso la stampa, dello sguaiato color rosso-fragola con cui si è presentata al termine dei lavori la palazzina di piazza VIII Agosto. E più di recente ci è capitato di dover intervenire, sempre attraverso la stampa cittadina, contro i tentativi di aggressione alla collina attraverso interventi che si qualificano come veri e propri abusi edilizi. In tutti questi casi continuiamo a ravvisare, contrariamente ai tentativi di rassicurazione che ci provengono dall'assessore Gabellini, gli esiti disastrosi dei nuovi strumenti urbanistici. Di fatto nel RUE è scomparso lo stesso concetto di "città storica", da conservare nella sua integrità di volumi e di superfici e nel rapporto virtuoso con la collina e la campagna circostante. Da ciò discende, a nostro modo di vedere, anche l'incapacità attuale di pervenire a una visione di lungo periodo per i molti problemi che ne conseguono: dal colore degli edifici (un tema su cui Italia Nostra è intervenuta più volte) al problema dell'arredo urbano, che ha sollecitato le nostre dure prese di posizione circa la distruzione delle pavimentazioni storiche, ma anche sulle estemporanee soluzioni di "abbellimento" esperite in via Orefici, in piazza Verdi e nel cortile del pozzo in Palazzo d'Accursio, per non dire delle irrimediabili manomissioni operate in piazza Minghetti. Un tema questo che c'induce a una posizione di apprensiva attesa circa i ventilati interventi di "riqualificazione" delle piazze Malpighi, San Francesco e Aldrovandi e che c'induce a valutare la proposta, trasmessa dal Consigliere Aprato, di avviare un'azione di "diffida preventiva" per quanto riguarda il giardino di piazza Cavour.

Dall'incapacità di misurarsi su progetti di lungo periodo discendono anche l'uso scorretto della città storica (vedi le nostre polemiche sul continuo ingombro di piazza Maggiore con pesanti installazioni per i più diversi tipi di manifestazioni, pubbliche e private) e il problema del suo imbrattamento, che, come ci ha fatto più volte notare il Consigliere Jadranka Bentini con l'aiuto anche di Cecilia Ugolini, il Comune risolve in modo schizofrenico, facendo da una parte guerra ai graffiti e dall'altro incoraggiando la dipintura delle saracinesche anche in palazzi di pregio, così da alterarne irreparabilmente la percezione. E altri ancora saranno in futuro i temi sui quali richiamare l'attenzione: dal verde alla corretta gestione delle aree dismesse, a partire da quella più paradossalmente eclatante, perché costituita dal cuore stesso della città, ovvero il palazzo d'Accursio, le cui sorti dovranno essere progettate in un quadro organico d'intervento dopo che gli uffici comunali sono stati trasferiti in piazza Liber Paradisus ed esso è rimasto vuoto e privo di funzioni. La sua importanza storica e la sua centralità impongono soluzioni che non possono essere altro che museali, per quanto esso stesso ci racconta della vita della città. In proposito la Sezione ha conferito mandato al Consigliere Bentini di progettare un convegno in cui venga esaminata alla luce delle scelte compiute in altre città della nostra regione l'attuale situazione del sistema museale bolognese, tra parentesi messo in crisi dal percorso "Genus Bononiae" e dal Museo della Storia di Bologna in palazzo Pepoli Vecchio voluti dalla Fondazione Carisbo, che da elementi di supporto, com'era negli auspici, si stanno rivelando concorrenziali nei confronti dei musei cittadini.

Non possiamo certo dimenticare che un nuovo fronte di preoccupazione si è creato in seguito al sisma che ha colpito la regione nel maggio scorso. Anche se la provincia di Bologna è stata solo marginalmente lambita dai suoi effetti, la sezione ha seguito con preoccupazione le misure che ne sono seguite e in particolare le demolizioni 'preventive' di alcuni edifici messi a repentaglio dal sisma, richiamando le Soprintendenze alle proprie responsabilità e denunciando all'opinione pubblica l'atteggiamento spesso assente se non accondiscendente, come nel caso dell'abbattimento della ciminiera del Mulino Parisio, un esempio di architettura industriale al quale si legava un valore identitario particolarmente sentito. In proposito posso annunciare l'impegno del Direttivo Regionale a presenziare al prossimo Salone del Restauro di Ferrara con una mostra fotografica dal titolo "La restituzione della memoria", volta a sostenere la necessità del ripristino filologico in opposizione allo sconsiderato slogan "Dov'era, non com'era" fatto proprio dalla Direzione Regionale.

Grazie all'operato fattivo e intelligente del Consigliere Maurizio Vicinelli, al quale ho chiesto di presentare all'Assemblea una breve relazione del lavoro da lui svolto, la sezione ha poi preso parte a un tavolo di concertazione sulla progettazione edilizia, nel quale la Provincia ha coinvolto anche altre associazioni ambientaliste (Legambiente e WWF). Allo stesso Vicinelli, che a tal fine ha saputo istituire utili collegamenti con l'Istituto Agrario "Serpieri", dobbiamo la partecipazione della nostra sezione al progetto "Educazione al Paesaggio" varato da Italia Nostra nei confronti delle Scuole.

Oltre ad istituire un collegamento con altre associazioni che agiscono sul territorio, dal FAI a Legambiente al WWF, la nostra attività di quest'anno si è mossa nel tentativo di riallacciare, laddove possibile, un dialogo con i nostri naturali interlocutori: gli amministratori e i funzionari preposti alla tutela. Il 20 marzo siamo stati ricevuti dalla Soprintendente Paola Grifoni e il 5 maggio da Francesco Evangelisti, responsabile dell’Ufficio Tutela e Gestione del Centro Storico del Comune. Si è trattato di incontri sotto molti aspetti deludenti, ma che contiamo di portare avanti anche il prossimo anno, per affermare e sottolineare il ruolo e la presenza vigile di Italia Nostra.

Attorno al problema della città storica si articoleranno altre tematiche che ci proponiamo di portare avanti mediante il potenziamento dei mezzi a nostra disposizione, e in particolare del sito, che, raccogliendo le segnalazione dei soci e dei cittadini, si è dimostrato un efficace strumento d'informazione e di discussione. Al sito attende come sempre lo stesso Vicinelli, coadiuvato a partire da quest'anno da Maddalena Stanzani: un apporto che mi sembra da sottolineare, in quanto solo il coinvolgimento delle forze più vive della città, e dunque dei giovani, può assicurare alla nostra associazione e ai valori che la animano un adeguato futuro.

                                                                         Daniele Benati

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INTERVENTO DEL CONSIGLIERE MAURIZIO  VICINELLI

Italia Nostra nacque nel 1955 con lo scopo di impedire la distruzione di una parte di Roma, quella che va da P.za Navona fino ai colli da parte degli speculatori e dei costruttori.


Questa sua prima battaglia è ancora oggi, purtroppo, attuale, anzi, è rimasta la battaglia principale che stiamo combattendo.

Oggi la situazione è molto più grave che allora, una grossa parte di Italia da allora è stata cementificata ed ancora oggi c’è chi è così miope che vorrebbe considerare il “mattone” il motore dell’economia italiana, nonostante in tutto il mondo si stia affermando un’economia diversa, incentrata sulla produzione di energie sostenibili e sulla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente.

Negli untimi 10 anni la cementificazione ha distrutto una zona vasta come la Lombardia e per fare questo ha moltiplicato le cave di materiale edilizio. Anche in Emilia le cave si sono moltiplicate e costituiscono un problema gravissimo per l’impatto sul territorio e sulle popolazioni costrette a conviverci.

Ecco perché abbiamo partecipato al piano decennale di scavo gestito dalla Provincia coinvolgendo in questa azione anche le altre grandi associazioni ambientaliste della regione (Legambiente e WWF) con le quali già da due anni abbiamo costruito un coordinamento che sta dando frutti preziosi. Su questa vicenda abbiamo riportato un notevole successo, poiché il piano decennale costruito con la nostra partecipazione è ridotto ad un terzo rispetto a quello del decennio precedente.

Anche sul consumo di suolo stiamo agendo insieme alle altre associazioni e l’ultima nostra azione è stata una comunicazione-denuncia indirizzata al comune di Granarolo per fermare il piano da lui firmato con il Bologna F.C. per la costruzione di un centro sportivo che distruggerebbe ben 225.000 m/q di terreno agricolo pregiato.

Un altro tema per noi cruciale è relativo all’Educazione ed alla Scuola.

A questo proposito sono lieto di annunciarvi che sta per nascere un punto/Italia Nostra all’interno della scuola Serpieri, gestito dalla nostra socia Domenica Sardaro che mi sta aiutando moltissimo su questo versante.

Essendo io stato confermato come Responsabile Regionale per l’Emilia-Romagna chiederò al primo direttivo che si terrà di nominare Domenica Responsabile Metropolitana per Bologna in questo settore, incarico che sono certo lei saprà gestire con passione e competenza.

Insieme a lei ed a Paolo Pupillo stiamo organizzando un corso regionale per le scuole agrarie che avrà come titolo:

“UNA NUOVA CULTURA PER LE COLTURE AGRARIE” (Agricoltura sostenibile,riappropriazione del suolo agrario, prospettive economiche)

Puntiamo molto su questo progetto che speriamo possa produrre risultati nel tempo che aiutino tra l’altro ad invertire il fenomeno dell’esodo dalla campagna ed inneschi un processo virtuoso di controllo del territorio agricolo e delle acque.

Termino qui perché è fondamentale che anche altri soci possano esprimersi. A tutti buon lavoro



Maurizio Vicinelli

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ALTRI   INTERVENTI

Prima di passare ai veri e propri interventi, il Presidente invita il Consigliere uscente Anna Maria Matteucci ad introdurre i temi del dibattito con una breve relazione sulla storia dei portici di Bologna. La ricca relazione, accompagnata da diapositive, è seguita con vivo interesse dai partecipanti all'Assemblea e salutata da un prolungato applauso.

Il Consigliere uscente Elisa Franzoni parla del degrado, determinato dall’inquinamento atmosferico, dei materiali utilizzati nell'edilizia storica di Bologna e delle difficoltà connesse al loro restauro. Sottolinea l'arbitrarietà di taluni interventi recenti, che, come nella villa liberty di via Audinot, hanno portato alla perdita dei materiali originari. Altri esempi di come non si dovrebbe intervenire su edifici storici sono forniti degli edifici di piazza VIII Agosto e di vicolo Cattani.



Il Consigliere uscente Jadranka Bentini ricorda come i portici di Bologna non siano ancora stati riconosciuti come patrimonio dell’Unesco a causa dell'assenza di una garanzia in merito alla loro manutenzione. Anche riguardo il colore manca una normativa definitiva alla quale riferirsi e vige dunque la giungla totale.

Il Socio Maria Pace Marzocchi richiama la situazione del palazzo Comunale di cui non si conosce il futuro utilizzo e domanda se Italia Nostra possa eventualmente presentare delle proposte al riguardo. Potrebbe per esempio ospitare il museo dell’Ottocento.


Il Consigliere e Vicepresidente uscente Raffaele Milani ribadisce la necessità di dialogare con le istituzioni, sollecitando in particolare un nuovo incontro con Francesco Evangelisti, responsabile dell'Ufficio Centro Storico del Comune, per ottenere risposte precise circa le scelte del Comune sull’assetto del centro storico e l’utilizzo degli spazi.

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lunedì 17 dicembre 2012

CEMENTO ET CIRCENSES NELLA PIANURA BOLOGNESE

“Romilia”, con nuovo nome, “centro sportivo dedicato ai giovani “, però con gli stessi contenuti poco attinenti allo sport e ai giovani, si sposta di qualche chilometro –da Budrio a Granarolo- e si attacca al famigerato “Passante Nord”, ridotto ad “Asse Intermedio di Pianura”, più corto e ancor più vicino alla Tangenziale, non meno inquinante e devastante l’orditura agricola della pianura. Budrio si consola con un doppio mastodontico gassificatore di bio masse a ridosso di una stupenda “zona umida”, ultimo residuo di valli e bassure, ricco di fauna e avio fauna e di alberi secolari. Un luogo spettacolare che per far funzionare il gassificatore sarà soffocato dalla mono cultura del mais e dal puzzo della sua fermentazione (con il timore che possa anche scoppiare).

Gli amministratori provinciali e comunali non avevano sempre sostenuto: mai più consumo del suolo, solo mobilità sostenibile e difesa del paesaggio e della campagna?

Con il centro sportivo /direzionale/ di servizio / di “accoglienza e di supporto”, con alloggi di vario tipo e “spazi polivalenti”, la speculazione non la faranno solo i proprietari del terreno e i costruttori, sarà lo stesso Comune di Granarolo che lottizzerà il vecchio campo sportivo. Il nuovo centro occupa 22 ettari di area agricola, più altri saranno consumati per il “passantino nord” (studiato con un’uscita in concomitanza con il nuovo progetto) al fine di favorire lo sviluppo del cemento. L’intervento è inserito in un tessuto rurale di grande qualità, lontano da infrastrutture di trasporto pubblico, in una ambiente in cui le propaggini urbanizzate della città sono ancora relativamente lontane. Comune di Granarolo e Provincia di Bologna hanno scelto di procedere con una variante urbanistica in deroga alla sola strumentazione comunale –senza interessare il Piano Territoriale Provinciale- tramite un Accordo di Programma, il cui iter è già stato avviato e si concluderà –nella sua fase preliminare– in questo mese di Settembre.

Una “procedura lampo” che “valorizza” non una delle tante zone industriali abbandonate , una zona collocata coerentemente rispetto al sistema metropolitano, ma un’area di proprietà pare degli stessi soci del Bologna Football Club e del suo stesso Presidente (o di società a lui riconducibili) i quali sarebbero proprietari, come risulta dagli organi di stampa, anche di altri terreni contigui all’area di progetto.

In un momento nel quale tutte le risorse ed energie dovrebbero essere concentrate sulla ricostruzione dei centri storici colpiti dal terremoto e nella riqualificazione - antisismica, energetica – dei nostri centri urbani investiti da un degrado progressivo, con sprezzo della coerenza e con un’operazione da manuale della speculazione edilizia, la Provincia di Bologna e gli amministratori locali decidono di investire su opere (stadio e passante nord) non solo inutili, ma gravemente dannose nel loro impatto territoriale e ambientale e nella loro sostenibilità economica.

Italia Nostra, da sempre contraria al passante nord, richiede l’immediata sospensione di tale progetto.

Italia Nostra chiede inoltre un incontro urgente – e pubblico – con l’Assessore alla Provincia Giacomo Venturi e i sindaci dei comuni interessati per una discussione trasparente ed allargata sul progetto del nuovo stadio: i suoi obiettivi, il suo impatto in termini ambientali, finanziari e sociali.

per Italia Nostra Regione Emilia Romagna, la presidente
Marina Foschi

 
per Italia Nostra Bologna, il presidente
Daniele Benati